La conversione - Ottobre - Dicembre 2010
L’opera fotografica di Marcello Jori – quella storica e quella di oggi – è il tema della mostra, che si sviluppa attraverso un’ampia selezione di lavori. Lo spazio stesso della Galleria diventa così teatro della “novità” di Jori, occasione per presentare al pubblico una fotografia capace di elaborare nel profondo alcune tematiche nodali del pensiero contemporaneo, giusto a partire dall’intimità dei suoi stessi soggetti. Presentando lavori storici a fianco degli ultimi lavori realizzati dall’artista, l’idea curatoriale di questa importante personale è quella di far emerge nel suo complesso la poetica di Marcello Jori, autore per il quale la fotografia ha sempre felicemente dialogato con la pittura, la scrittura, la musica, il fumetto e il design, addentrandosi nei territori dell’arte totale. L’opera fotografica di Marcello Jori solo così può dunque esprimere il suo vero valore, e lo fa attraverso due momenti distinti. Il primo, nel cuore degli anni ’70, nel clima tardo concettuale della ‘ripetizione differente’, dove Jori sperimenta l’intimo legame tra spirito e natura, tra arte e vita (“Prima della neve” dopo la neve, 1976 oppure Scoperta e conquista dell’”Insula Dulcamara”, 1976). Con l’uso della fotografia, Jori fa corrispondere la propria dimensione esistenziale con quella degli artisti da lui più amati – primo fra tutti Paul Klee – innescando una intensa e vitale narrazione. (Contaminazione: Jori-Klee, 1974 oppure Io ero lui, 1974). Il secondo momento, attualissimo, è quello in cui Jori torna alla fotografia dopo essere passato nel vortice della pittura, perseguendo un’idea di profonda rigenerazione. La propria identità di artista è ora al centro della scena (Monocromo, 2009). Ma anche l’anima di un amico – Lucio Fontana – adesso è lì, tangibile, attraverso la presenza fisica della sua stessa opera (La guarigione, 2010 oppure Direzione Fontana, 2010). E la fotografia, mai come ora, diventa tramite per dare corpo al pensiero, per realizzare l’idea romantica dell’unità tra spirito e natura. Per ritrovare l’assoluto (Orizzonte Fontana, 2008 oppure La Conversione, 2010). «Non sono mai stato un fotografo quando ho utilizzato la fotografia. Negli anni ’70 si fotografavano soprattutto pensieri e lo scatto serviva a condurre altrove, rispetto alle immagini rappresentate. Si trattava di testimonianze di azioni, dichiarazioni di intenti. Si faceva del non professionismo e dell’ignoranza del mezzo, un grande valore. Si indagava la musica senza essere musicisti, si trattava la scrittura come pittura parlante, si usava la critica d’arte per fare arte. Quando sono arrivato io, si preferiva guardare, piuttosto che il mondo, la sua rappresentazione. L’intelligenza e il progetto prendevano il sopravvento sull’involucro». Marcello Jori, 2007.
















