SOPHIE KO
Sophie Ko (Tbilisi, 1981) Vive e lavora a Milano.
L’artista pone al centro dei suoi lavori la questione del tempo istituendo una forte relazione simbolica tra i materiali utilizzati – per lo più ceneri di immagini bruciate e pigmenti puri – e le immagini create. Il mutamento e l’instabilità dei materiali in relazione allo scorrere del tempo sono alcune delle costanti della sua ricerca artistica.
Una componente essenziale delle Geografie temporali è la forza di gravità che opera sulla e con la materia del quadro, la cenere. La gravità spinge la cenere a cadere, la fa precipitare e in questo senso, dunque, ogni Geografia temporale è un segnatempo, un orologio a polvere. La cornice delimita lo spazio dell’immagine di cenere, come le ampolle della clessidra definiscono lo spazio del tempo misurabile. Con il passar del tempo la composizione del quadro cambia, la cenere cade, il tempo grazie alla forza di gravità segna il suo passaggio.
Il tempo della Geografia temporale come quello elargito da una clessidra non è solo il tempo della fine e della distruzione. La clessidra si svuota con il cadere della polvere, il tempo passa inesorabile; ma come cresce la sabbia sul fondo dell’ampolla inferiore, così la vita prende forma nel suo scorrere, nel suo rapportarsi alle forze naturali.
Le Geografie temporali intendono mettere in scena questo rapporto tra tempo e immagine fato di peso, di pressione, di gravità e di distruzione del tempo sulle immagini, ma anche di formazione, profondità, ritorno e rinascita rispetto alla macina del tempo. Le immagini non solo subiscono il tempo, ma segnano un tempo, gli danno forma, lo portano alla visibilità, lo riempiono di senso, gli danno vita.
Le Geografie temporali possono così essere concepite come disegni del tempo che si insediano in un luogo, immagini spaziali .
Immagini e tempo
Le Geografie temporali nascono da una domanda in immagine sul tempo. Da sempre le immagini sono concepite nelle culture occidentali come una via privilegiata di accesso al tempo. Le immagini vivono nel tempo, ne sono testimoni; le immagini scompaiono, ritornano nel tempo e al tempo sopravvivono. Le immagini portano con sé anche un proprio tempo, con modalità diverse: le immagini parlano del tempo che vivono, ci mostrano la loro scomparsa, la loro coriacea resistenza o addirittura una gloriosa rinascenza alla furia distruttiva della storia.
Dove l’immagine brucia le ceneri
Georges Didi-Huberman invita a guardare le immagini del passato impegnandoci a sentire dove questa immagine ancora «brucia». Sentire dove l’immagine brucia, significa tentare di entrare in contato con il tempo dell’immagine, al di là della linea cronologica in cui siamo inseriti, al di là del tempo che è o non è passato, al di là del tempo delle parole che servono a definirla. Come si può sentire dove ancora l’immagine «brucia»? Scrive Didi-Huberman: «per sentirlo, bisogna osare, bisogna avvicinare il proprio viso alla cenere. E soffiare dolcemente perché labrace, al di sotto, ricominci a sprigionare il suo calore, il suo bagliore, il suo pericolo. Come se, dall’immagine grigia, s’elevasse una voce: “non vedi che brucio?”».
Proprio questo bruciare di cui parla Didi-Huberman è al centro Geografie temporali, la cui materia è ceneri di immagini bruciate degli antichi maestri, che non sono più solo semplici resti di immagini, ma tornano a rivivere come immagine. Nelle Geografie temporali il fuoco appare allo stesso tempo come forza distruttiva e come testimonianza della capacità di resistenza che l’immagine mostra ben oltre la sua dimensione di traccia. Così una Geografia temporale è un’immagine allo stesso tempo vecchia e nuova, fatta di mobili resti di altre immagini e nuove forme mutevoli. La cenere delle immagini bruciate è la fine dell’immagine, traccia di vecchie immagini, ma è anche un nuovo inizio; la materia di cui è fata l’immagine è sia il residuo di immagini passate, che il ritorno di un’immagine in una nuova forma. Come scrive Didi-Huberman in merito al concetto di «sopravvivenza delle immagini», l’immagine «brucia della memoria, vale a dire che essa brucia ancora, anche quando non è più che cenere: come a dire la sua essenziale vocazione alla sopravvivenza». Nelle Geografie temporali l’immagine continua a bruciare non solo come senso delle immagini scomparse, ma anche come figura che trae vita dalle spoglie di ciò che è distrutto. Il bruciare delle immagini è ciò che porta con sé la vita passata nel presente, è il crescere della vita che resiste alle forze distruttive del tempo.
Forza di gravità
Una componente essenziale delle Geografie temporali è la forza di gravità che opera sulla e con la materia del quadro, la cenere. La gravità spinge la cenere a cadere, la fa precipitare e in questo senso, dunque, ogni Geografia temporale è un segnatempo, un orologio a polvere. La cornice delimita lo spazio dell’immagine di cenere, come le ampolle della clessidra definiscono lo spazio del tempo misurabile. Con il passar del tempo la composizione del quadro cambia, la cenere cade, il tempo grazie alla forza di gravità segna il suo passaggio.
Il tempo che segna una Geografia temporale è il tempo della distruzione, dell’esaurirsi della vita: per questa ragione si spiega la presenza della clessidra in ogni Vanitas, nei Momento Mori ed è legata alla nascita del genere Natura morta.
Ma il tempo della Geografia temporale come quello elargito da una clessidra non è solo il tempo della fine e della distruzione. Ernst Jünger nel Libro dell’orologio a polvere ha osservato che le atmosfere e le costellazioni di immagini a cui la clessidra rimanda sono duplici: da un lato l’orologio a polvere indica l’inesorabile finire della vita, è il simbolo del precipitare verso la fine di tute le cose terrene; dall’altro l’orologio a polvere concede all’uomo il tempo della meditazione, della profondità, dell’arte, dell’ozio. La clessidra si svuota con il cadere della polvere, il tempo passa inesorabile; ma come cresce la sabbia sul fondo dell’ampolla inferiore, così la vita prende forma nel suo scorrere, nel suo rapportarsi alle forze naturali.
Le Geografie temporali intendono mettere in scena questo rapporto tra tempo e immagine fato di peso, di pressione, di gravità e di distruzione del tempo sulle immagini, ma anche di formazione, profondità, ritorno e rinascita rispetto alla macina del tempo. Le immagini non solo subiscono il tempo, ma segnano un tempo, gli danno forma, lo portano alla visibilità, lo riempiono di senso, gli danno vita. Le Geografie temporali possono così essere concepite come disegni del tempo che si insediano in un luogo, immagini spaziali del rapporto dialettico che intratteniamo con il tempo.
I pigmenti puri e le insorgenze delle immagini
La materia di altre Geografie temporali è pigmento puro: questi lavori acquisiscono una valenza simbolica di immagini a venire, rinviando appunto alle rinascenze, all’immagine pittorica come forma di anticipazione di senso. Si pensi, per esempio, ai marmi dipinti della tradizione pittorica rinascimentale: non sono una semplice mimesi dei marmi concreti, ma traggono vita molto più radicalmente da una pura volontà di figurazione. Il significato del mio tentativo di entrare in rapporto con le immagini del Rinascimento è da individuare ancora una volta nella temporalità specifica di quelle immagini, che non può essere ricondotta né a modelli predefiniti, né a una successione lineare del tempo. Nella vita delle immagini non si dà né una genesi né una scansione in cicli di nascita e di morte. Quello delle immagini è un tempo poroso che si manifesta per sopravvivenze, rimanenze, «ritornanze» delle forme, sicché le immagini del passato sono sempre pronte a insorgere nel presente.
SELECTED SOLO SHOW
2021
Il resto della terra - Galleria de’ Foscherari- Bologna
The Shape of Gold 9/12 Sophie Ko ,Metaxu, a cura di Melania Rossi Buildingbox - Milano
2020
Atti di resistenza, in Materie, spazi visioni, Building Gallery, Milano
2019
Geografie temporali, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia,
2018
Sporgersi nella notte, testi di Marina Dacci e Maurizio Guerri, Renata Fabbri arte contemporanea, Milano
Sporgersi nella notte. Atto uno, San Martino, testo di Luigi Gaspare Marcone, The Open Box, Milano
2016
Terra. Geografie temporali, con un testo di Federico Ferrari Materialismo estatico, Galleria de’Foscherari, Bologna, Italia
2015
Silva Imaginum, a cura di Federico Ferrari, Renata Fabbri Arte Contemporanea, Milano, Italia
2014
Solo Show, con un testo di Federico Ferrari Finis initium, AplusB Contemporary Art, Brescia, Italia
2013
Nel cielo dove qualcosa luccica, Museo Ettore Archinti, Lodi, Italia
2012
Geografia Temporale, Nowhere Gallery, Milano, Italia
2011
Ad altezza d’occhio, a cura di Maurizio Guerri, NuovoCIB – Galleria Formentini, Milano, Italia
SELECTED GROUP SHOW
Paso Doble . Dialoghi sul possibile, a cura di Pietro Gagliano - Fondazione Malvina Menegaz, Castelabasso – 2021,
Blocks. Storie di dialoghi oltre i limiti A cura di Daniela Brignone e Daniela Brignone - Albergo delle donne povere 2021 - Museo Riso d ‘arte Moderna e Contemporanea di Palermo .
Passages/paysages a cura di Roberto Lacarbonara - Palazzo Barbò Torre Pallavicina ( BG) 2021,
Breve storia di una nuova prospettiva in pittura, a cura di Alberto Zanchetta MAC Museo d’arte contemporanea di Lissone 2021,
Real Utopias, a cura di Bianca Cerrina Feroni e Melania Rossi - Manifesta 13 Marsiglia 2020 ,
La Galleria de’ Foscherari 1962 -2018 MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna - Project Romm - 2019 - 2020 ,
Vesuvio quotidiano universale, a cura di Anna Imponente, Certosa e Museo di San Marino , 2019 Napoli .
2018
Grand Tour en Italie, Porto turistico Villa Igea, a cura di Michela Eremita, Manifesta 2018, Palermo
IXION, La collezione, la sua evoluzione e la ricerca culturale al servizio della città, MAC Museo di Arte contemporanea di Lissone
Immagini ombre idee, a cura di Gaspare Luigi Marcone, The Open Box, Milano
“…et refaire le monde” Bea Bonafini, Sépàd Danesh, Sophie Ko, Octave Marsal, La Galerie Bessières, Chatou, 2018
Men at work/Women work Better, Bibo’s Place, Roma
Scacco matto, il grigio non esiste: solo bianco, solo nero, Bibo’s Place, Roma
Kahuna, curata da Leonardo Regano, promossa da Polo Museale dell’Emilia Romagna, Ex chiesa di San Mattia, Bologna
Dotland II a cura di Penisula, Berlino
Generation’s a cura di Ilaria Bignotti, Marignana Arte, Venezia
2017
Madeinfilandia 2017,a cura di Residenza Madeinfilandia, Pieve a Presciano
Storie e opere, Fondazione Malvina Menegaz per le Arti, Castelbasso
Fuocoapaesaggio, a cura di Gianluca d’Inca Levis e Giovanna Repetto, Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore
The Hidden Dimension. Chapter II, a cura di Ilaria Bignotti, Galleria Marignanaarte, Venezia
Rosso Freddo, a cura di Festival Studi III, Milano
2016
Fracturae, a cura di Giorgia Galdaston, Palazzo Altan, San Vito al Tagliamento
Fine del possibile. Tra l’esausto e l’esaustivo, a cura di Frittelli Arte Contemporanea e Gruppo Quinto Alto, Firenze
Beyond Landscape, a cura di Andrea Lerda, Renata Fabbri Arte Contemporanea, Milano
Xenia – Volume II, Sophie Ko & Alessandro Roma, a cura di Alberta Romano, Casa Bertoli-Borsani, Milano
2015
Les Sublimes, a cura della Fondazione Arthur Cravan and Cose Cosmiche, Milano Vetrina, a cura di SOAP and festival STUDI, Milano, Italia
2013
Castello 40. A case study, a cura di Fortunato D’Amico, Venicedocks, Venezia, Italia
2008
Schlaglichter, a cura di Paola Alborghetti, Ateliergemeinschaft Geh8, Dresda Maestros Y Discipulos, promossa dall’Accademia di Belle Arti di Brera, Museo Municipal De Bellas Artes G. Perez di Cordoba, Argentina
2007
QUI OBIJT ANNO MMVII, a cura di Umberto Cavenago, S. Carpoforo, Milano, Italia
2003
Transmission, promossa dall’ Associazione Arte senza Frontiere, a cura di Nino Danelia, Gallery Priestor for Contemporary Art, Bratislava, Slovacchia
AWARDS
2017
Finalista presso Academy Now, Londra
2016
Primo premio, Gran Premio della Pittura, curato da Alberto Zanchetta, MAC-Contemporary Art Museum, Lissone
2015
Selezionata presso Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, Pieve di Soligo
SPECIAL PROJECTS
2017
Residenza Made in Filandia, Pergine Valdarno
2016
Residenza Progetto Borca – Dolomiti Contemporanee, curated by Gianluca D’Incà Levis
2015
Residenza Carloforte, Italia
2005-2006
European Commission Giovani per l’Interculturalità presso Progetto Giovani, Padua
2003
Borsa di studio presso Accademia di Belle Arti di Brera, Milano




LUIGI MAINOLFI
Luigi Mainolfi nato nel 1948 a Rotondi Valle Caudina, in Campania.
Dopo gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli è attratto dal panorama artistico e culturale torinese che negli anni Settanta rappresenta il centro dell’avanguardia artistica italiana e nel 1973 vi si trasferisce.
I primi lavori, tra il 1972 ed il 1976, indagano il corpo e il gesto.
Nelle prime esposizioni performances, presenta calchi del proprio corpo in gesso che lascia consumare nell’acqua (Cavriago 1977) o fa precipitare dall’alto al suolo (La performance, Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna 1977).
Questo è anche il periodo in cui si riappropria dell’aspetto teorico della scultura attraverso una serie di disegni accompagnati da scritti (MDLXIV 1976).
Tra il 1979 e il 1980 completa La Campana (Galleria Tucci Russo, Torino 1981 e La Sovrana Inattualità, P.A.C., Milano 1982).
Nel decennio che segue si impone con le sue grandi terrecotte, opere contenenti paesaggi e soggetti di ispirazione fiabesca, come Nascita di Orco ed Elefantessa del 1980. Partecipa alla Biennale di San Paolo del Brasile, 1981.
Con Alle forche Caudine 1981, partecipa alla XL Biennale di Venezia e a Documenta 7 Kassel, nel 1982. Con Le Bbasi del cielo 1981-82, partecipa alla XII Biennale de Paris, 1982.
Con il bronzo Trionfo (Elefantessa) 1982, alla Biennale di Venezia 1986.
Negli anni che seguono si propone con Tufi, 1981-85 (Ouverture, Rivoli 1984 e Tour Fromage, Aosta, 1987) e Arcipelago 1983-85, Castel Ivano, Trento 1987 e Icons of Postmodernism (Holly Solomon Gallery New York, 1986).
Nel 1987 vince il Superior Prixe al 5th Henry Moore G.P. in Giappone con il bronzo Città Gigante 1986. Nel 1990 ha una sala personale alla Biennale di Venezia con Sole Nero, 1988-89.
Negli anni succesivi personali e retrospettive: 1992 Galleria d’Arte Contemporanea, Rimini, catalogo F. Gualdoni, Ed. Essegi, Ravenna. 1994, Villa delle Rose, Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna e Galerie Hlavniho Mèsta Prahy, Praga in catalogo. R. Barilli, P.G. Castagnoli. 1995, Hotel de Galiffet, Paris, in catalogo F. Poli Ed. Di Meo. 1995, Promotrice di Belle Arti, GAM Torino in catalogo P.G. Castagnoli, R. Fuchs, R. Passoni, A. Pohlen, Rcs Libri e Grandi Opere Milano.1996-97 Museo Civico di Castelnuovo, Maschio Angioino e Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli, in catalogo R. Fuchs, A. Tecce. Umberto Allemandi Editore.
Negli anni Novanta continua la ricerca attraverso forme già presenti da tempo nel suo lavoro ma anche nuove come Tamburo del Sole 1995-97. Gabbie 1997. Vestiti e Colonne di Maggio 1999, che proseguono la sua ricerca sul corpo, la pelle.
Nel 2001 l’artista è scelto come rappresentante dell’Italia per uno scambio tra il nostro paese e il Giappone. Approda al Museo d’Arte Contemporanea di Sapporo dove realizza per il parco Mainolfi swims in the water of Hokkaydo e Colonne di Sapporo.
Ancora grandi opere permanenti: nel 2002 Ballerine in marmo al Parco della Padula a Carrara; nel 2004 Il sole del Buon vento a Benevento; nel 2005 Sole Scarabocchio a Brunico (BZ); nel 2006 Città e Sole a Rovereto.
Nel 2007 espone il Sole alluminio al museo di Ravensburg, (Germania) e nello stesso anno vince il Premio Michelangelo per la scultura.
Nel 2007-2008 realizza Silontes; nel 2009 espone a Parigi (Galerie Di Meo) Spheres 2000-2008. Nel 2010 illustra l’Odissea di Omero per Einaudi editore e presenta Arpie, sfere, dune ed altre al Centro di Arti Plastiche, eventi paralleli XIV Biennale di Carrara. In occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia realizza a Palazzo Madama a Torino nel 2011 una grande installazione dal titolo Torino che guarda il mare.
Nel 2012 illustra l'Iliade di Omero per Einaudi editore e realizza Per quelli che volano alla Fattoria di Celle, Santomato di Pistoia ed alla Fondazione Maeght di Saint Paul de Vence in Francia.
Nel 2014 Pelle della terra retrospettiva al Filatoio di Caraglio (CN), l'anno successivo istalla Senza titolo (Esploso), 1978 al Museo Madre di Napoli.
Nel 2016 l'Università di Bologna gli conferisce il premio Alinovi-Daolio.
Nell'anno successivo realizza Terre Nove tra le opere della personale al museo Casa Fiat de Cultura di Belo Horizonte in Brasile.
Nel 2018 la personale dal titolo La nuit et la féte alla Galerie Italienne di Parigi.
Nello stesso anno realizza Bestiario del firmamento per la collezione di sipari d'artista del teatro Obi Hall di Firenze.
Nel 2019 espone la grande istallazione Bandiere 2007 per la personale alla Galleria ME Vannucci di Pistoia.
Past exhibitions:
Concerto per gabbie e tamburi -1998


PIERO MANAI
PIERO MANAI
Bologna 1951 – 1988
Piero Manai nasce a Bologna nel 1951.Intorno ai vent'anni incomincia a dipingere. Il suo percorso artistico puo' considerarsi esemplare per la complessita' delle tematiche affrontate e per la qualita' degli esiti formali raggiunti in due decenni di instancabile ricerca. Dopo un primo periodo di figurazione iperrealista e pop, nel quale si confronta con gli oggetti del mestiere di pittore: barattoli di colore, matite, carboncini, l'artista sperimenta tecniche differenti. E' in questo periodo che nasce la serie dei carboni, grandi opere che nel loro gigantismo esprimono la diretta fisicita' della forma e la perfetta coincidenza dello spazio e dei limiti dell'immagine. Immagini che successivamente si disintegrano, frantumandosi in volti, nature morte e paesaggi dai contorni rarefatti che filtrano citazioni dal passato. Le affinita' e le consonanze con alcune grandi figure della storia dell'arte quali Cezanne, Bacon, Schiele, Ensor, riaffiorano in Manai dando vita ad una pittura colta ed estremamente sofisticata. Siamo negli anni Ottanta, periodo fecondo e di grande successo, momento in cui Manai si sofferma su alcune tematiche, quali il linguaggio del corpo, l'eros e la morte, la relazione dell'individuo e il suo alter ego. Le grandi teste, i corpi finemente tratteggiati, sono documenti di una corporalita' danneggiata che attestano una qualita' pittorica, frutto di una difficile gestazione e contraddistinta da una inequivocabile identita' e riconoscibilita'. Gli anni '80 sono per Manai gli anni della notorieta' e dell'affermazione del suo lavoro. Partecipa infatti ad importanti rassegne in Italia ed all'estero, quali la Quadriennale di Roma (1986), la Triennale del Disegno alla Kunsthalle di Norimberga (1985) ed alla Biennale des Junes (Parigi, 1982). Nel 1988 a soli 37 anni muore a Bologna a causa di una grave malattia Nel 2004 e' organizzata a Bologna una retrospettiva di opere dal 1970 al 1988 Fra i numerosi critici che si sono occupati della sua opera ricordiamo F. Arcangeli, R. Barilli, F. Alinovi, T. Trini, P. Fossati, P.G. Castagnoli, V. Fagone, G. Celant, F. Caroli, F. Gualdoni, D. Trento.
Past Exhibition:
L'insostenibile visione dell'essere
Autoritratto con maschere 1988
PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI
1970: Galleria Estense, Ferrara
1974 Forni, Bologna. Galleria La Nuova Pesa, Roma.
1975: Galleria I Diamanti, Pescara.
1976 Galleria Studio G7, Bologna.
1977: Centro attività visive, Ferrara.
1978: Galleria Martano, Torino. Galleria Studio G 7, Bologna. Sala Comunale d’Arte Moderna, Alessandria. Galleria Nuova Cadario, Milano.
1979 : Galleria La Piramide, Firenze. Galleria Comunale Palazzo Dell’Arengo, Rimimi.
1980 : Galleria Tiboni, Rimini. Galleria Arco d’Albert, Roma.
1981 : “Autoritratto con maschere”, Galleria De’ Foscherari, Bologna. The parallel window, New York.
1982 : PSI, Long Island, New York. Il mercato del sale, Milano.
1983: Natura Morta: Galleria De’ Foscherari, Bologna.
1984: Galleria Frankfurter Westend, Francoforte. „Maschere“, Galleria T x T, Rimini.
1985: Galleria Tucci Russo, Torino. Galleria d’Arte Moderna, Bologna (“Polaroid 1972-1984”).
1986: Palazzina dei Giardini Pubblici (con Antonio Violetta), Modena.
1988: Galerie Triebold, Basel. Pinacoteca di Ravenna, Santa Maria delle Croci. Palazzo Pepoli Campogrande, Bologna.
1989:Galleria de’Foscherari, Bologna: “Monoliti”
1989: Galleria Eva Menzio, Torino
1992: Rocca di Caterina Sforza, Forlì.
1993: Galleria San Luca, Bologna.
1994: Omaggio a Piero Manai, Galleria De’ Foscherari, Bologna
1999: Galleria Studio G7, Bologna: Piero Manai – L’erba.2000: Galleria De’ Foscherari, Bologna (con Pirro Cuniberti).
2000: Galleria Otto, Bologna (con Roberto Rizzoli).
2004:GAM – Boologna : Piero Manai una retrospettiva 1968 – 1988
2010 : Galleria de 'Foscherari – Bologna – Piero Manai - L'insostenibile visione dell essere .
PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE
1973: Premio Vasto, Vasto.
1976: Fra pittura e fotografia, Acireale. Lavori su carta/Bologna, Galleria De’ Foscherari. Dov’è la tigre, Blow Up, Milano.
1977: Artisti bolognesi, teatro Gobetti, Torino.
1978: “La cosa disegnata”, Marconi, Milano.
1979: “Le stanze del gioco”, Loggetta Lombardesca, Ravenna.
1980: “Nuova immagine”, Palazzo della Triennale, Milano. Palazzo dell’Arengo, Rimini.
1981: “Arte Italiana 1960-1980”, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
1982: “Avanguardia-Transavanguardia”, Mura Aureliane, Roma.
1982: “Italian Art 1960-1980”, Hayward, Londra.
1982: “XII Biennale des jeunes”, Parigi.
1982: “Registrazioni di Frequenze”, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna.
1982: “L’informale in Italia”, Galleria d’Arte Moderna, Bologna.1982:”L’ultimo lavoro”,Galleria de’Foscherari ,Bologna
1983: “Il grande disegno”, Palazzina Magnani, Fiesole.
1985: Padiglione Arte Contemporanea, Milano, “Nuovi Argomenti”.
1985: “Anniottanta”, Chiosco di San Domenico, Imola.
1985: “Triennale del disegno”, Kunsthalle, Norimberga.
1985: “1960-1985 aspekte der italienischen haus am Walsee-Berlin”.
1985: Kunstverein Hannover, Habnnover
1985: Bregenz Kunstverein Kunsterhaus hochschule
1985: Fur angewandtekunst, Vien.
1985: Forum Galleria Tucci Russo, Zurigo.
1986: “Arte santa”, Loggetta Lombardesca, Ravenna.
1986 : “Acquarello Gigante”,Galleria de’Foscherari,Bologna
1986: Palazzo dei Congressi, Roma.
1986: “Prospekt”, Francoforte.
1986: Kunstverein schirnkunsthalle, Frankfurt,
1987: Disegno italiano nel dopoguerra, Galleria Civile, Modena.
1988: Acquisizioni Galleria d’Arte Moderna, Bologna. Premio Marconi, Bologna.
1989: Salone del Libro, Bordeaux.
1990:”Grandi Lavori”,Galleria de’Foscherari Bologna.
1992 :”Grandi lavori su carta”,Galleria de’Foscherari,Bologna.
1995: La guerra, la desolazione, il dolore, la speranza. Bagnacavallo.
1996: “Il corpo”,Galleria de’Foscherari,Bologna.
2001: Foto di gruppo. Galleria del Tasso, Bergamo.
2001: Il Ritratto. San Giorgio in Poggiale, Bologna.
2001: Figure del ‘900 – 2. Accademia di Belle Arti, Bologna.
2002: Vis à vis: autoritrarsi d’artista. MAN, Museo d’arte della Provincia di Nuoro.
2002: 100 teste per Giovanni Macchia. Pieve di Gombola (MO).
2003: Body Weight in Black and White, BW Projects, Bagnarola, Bologna.
2004: Le immagini del corpo, Galleria De’ Foscherari, Bologna.
2004: L’incanto della pittura,Casa del Mantenga,Mantova


LILIANA MORO
Liliana Moro nasce nel 1961 a Milano, dove vive e lavora.
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 1989 fonda, insieme ad altri artisti, lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano che chiuderà nel 1993. Incontrando i lavori di Liliana Moro si ha la percezione che sia presente solo ciò che è strettamente necessario. Suono, parole, sculture, oggetti e performance, compongono un mondo che “mette in scena” una realtà, allo stesso tempo, cruda e poetica. Sono territori di un’esperienza individuale ( quella dell’artista ma soprattutto dello spettatore) che invitano a andare oltre ciò che è visibile. La riduzione all’essenziale intesa come attitudine, pratica e posizione, non è il risultato di una ripresa del linguaggio minimal, si tratta piuttosto di una modalità che l’artista mette in atto sia quando sceglie di impiegare tecniche elaborate, sia quando sceglie di utilizzare materiali esistenti o oggetti d’uso comune. Uno degli elementi che ha un posto di rilievo nella ricerca di Liliana Moro è la dimensione politica che non si traduce in illustrazione di contenuti, ma riguarda la modalità di relazione con i destinatari, per esempio con il disporre a terra il proprio lavoro chiedendo implicitamente a chi guarda di abbassarsi per vedere. La libertà di azione è un aspetto importante del lavoro ma lo definisce solo in parte: ciò che produce lo scarto interessante è la relazione tra l’universo delle possibilità e la tensione a più livelli – fisica e poetica- generata da questa relazione.
Ha esposto in importanti mostre collettive quali: Documenta IX Kassel (1992); Aperto XLV Biennale di Venezia (1993); Castello di Rivoli (1994); Quadriennale di Roma (1996/2008); Moderna Museet Stoccolma(1998); PS1 New York (1999); De Appel Amsterdam(1999); I Biennal de Valencia (2001); Boundaries-Confini,Museo Man Nuoro(2006);Italics, Palazzo Grassi Venezia (2008); La Magnifica Ossessione Mart Rovereto (2012); MAMbo Bologna (2013); Triennale Milano (2015); e ha tenuto mostre personali: Galleria Emi Fontana Milano Greta Meert Bruxelles; MUHKA Antwerpen (1996); Galerie Michel Rein Paris (1998); Galerie Mehdi Chouraki Berlin (2004); Fondazione Ambrosetti Brescia (2004); Isituto Italiano di Cultura Los Angeles (2007); Fabbrica del Vapore (2008); Fondazione Antonio Ratti Como (2012); Fondazione Zegna All’Aperto opera permanente, Trivero Biella (2015);
COLLEZIONI
Il suo lavoro é presente in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Belgio e Stati Uniti; Castello di Rivoli, Rivoli (To), Museo Pecci, Prato, FNAC, Paris, FRAC Centre, Orléans ,France, FRAC Rhone-Alpes / Nouveau Musée, Villeurbanne, Lyon, MUHKA, Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen,- Galleria d'Arte Moderna, Torino-Centro per le Arti Contemporanee,MAXXI Roma- MAMbo, Museo d'arte moderna - Magazzino Italian Art, Cold Spring New York



HERMANN NITSCH
Vienna 1938
Hermann Nitsch nasce a Vienna in Austria nel 1938. Fin dal 1957 concepisce una nuova forma di opera d’arte totale (Teatro delle Orge e dei Misteri), in cui vengono messi in gioco tutti e cinque i sensi nel corso di azioni e performance dal forte carattere rituale e religioso.
Nel 1961 fonda con Günter Brus e Otto Mühl il gruppo artistico del Wiener Aktionismus in cui le tecniche della pittura gestuale vengono applicate a una forma espressiva che unisce teatro, arte e musica, coinvolgendo in prima persona l’artista nelle condizioni più estreme.
L’artista ha combinato la propria attività performativa con esposizioni, conferenze e concerti in Europa, America e Asia. Sue opere sono incluse in prestigiose collezioni, tra cui quelle dello Stedelijk Museum di Amsterdam, della Tate Gallery di Londra, del Guggenheim Museum di New York. Ha esposto presso il Museum Moderner Kunst Stiftung di Vienna nel 1978, 1999, 2002 e 2004, alla Stadtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco nel 1988, al Konsthallen Göteborg nel 1997. Ha inoltre partecipato a Documenta V e VII a Kassel e alla Biennale di Sydney nel 1988. Nel 2007 viene fondato a Mistelbach, a nord di Vienna, l’Hermann Nitsch Museum.
Past exhibiotions:
Orgien Mysterien Theater - 2007


NUNZIO
Cagnano Amiterno, 1954
Si forma all'Istituto e all'Accademia di Belle Arti di Roma diplomandosi nel 1977 in scenografia con Scialoja. Lavora con pitture ad acqua su supporti idrorepellenti quindi realizza forme irregolari in gesso, evocative di elementi primordiali, cortecce, gusci, scudi primitivi, parzialmente coperte di colore denso e avvolgente ma luminoso.
Nel 1981 espone alla Galleria Spazia di Bolzano. La sua prima personale romana è nel 1984 all'Attico dove torna ad esporre nel 1986 e 1988. Nello stesso 1984 espone ad 'Ateliers' la mostra romana all'ex pastificio Cerere curata a A.Bonito Oliva.
Dal 1985 elabora opere in legno e in lamine colate di piombo organizzate in forme regolari, disposte come sculture a parete, raggruppate a due o più elementi contigui, con rari interventi di colore. Espone al Centre national d'art contemporain di Nizza alla rassegna 'Italie aujourd'hui', a '1985: nuove trame dell'arte' a Gennazzano, ad 'Anniottanta' ad Imola, Ravenna, Rimini e alla mostra 'La nuova scuola romana' alla Galerie Bleich-Rossi di Graz. Nel 1986 espone alla sezione 'Aperto' alla Biennale di Venezia (Premio 2000 per il miglior artista giovane) e alla XI Quadriennale di Roma. Allestisce nel 1987 un'antologica alla Civica galleria d'arte moderna di Modena. Realizza le scene per 'Morte di Empedocle' a Gibellina 1987 e per 'Le Troiane' nel 1988-89. Nel 1988 espone a 'Italiana nuova' a Lanciano e a 'Geometrie dionisiache' a cura di L.Vergine alla Rotonda della Besana di Milano. È invitato al 41° Premio Michetti.
Dal 1990 inizia a lavorare a una serie di opere astratte su carta che espone nel 1991 in una mostra romana alla Galleria dell'Oca. Altre personali a New York nel 1985 e 1987, Parigi nel 1989, Basilea nel 1989 e 1992, Milano 1990 e 1992, Vienna nel 1991, Liège nel 1993. Partecipa nel 1992 a 'Ottanta-Novanta', a cura di F.Gallo a Monreale.
Bibliografia: G.Drudi, Nunzio di Stefano, catalogo mostra di Bolzano, 1981; G.Briganti, Nunzio:11 sculture, catalogo mostra di Roma, 1984; G.Drudi, Nunzio: L'isola della scultura, catalogo mostra di Modena, Galleria Civica, 1987; G.Dorfles, catalogo mostra, Milano 1990; Nunzio, Confini, catalogo mostra, Roma 1991; R.Barilli, F.Guerrieri, R.Hobbs, K.W.Jensen, P.Restany, Arte ambientale. La collezione Gori nella fattoria di Celle, Torino 1993. Area Nuova scuola romana Scultura dagli anni '70.
Past exhibitions:
Fiammata, 2024



CLAUDIO PARMIGGIANI
Luzzara 1943
Tra i maggiori protagonisti del panorama artistico internazionale, Claudio Parmiggiani è un artista raro. Il suo volontario “esilio” dalla scena artistica italiana, il suo ostinato silenzio da oltre quaranta anni, valgono, nel mondo artistico di oggi, come una presa di posizione di una radicalità pressoché unica. In un contesto in cui la confusione dei valori è la regola, la sua è divenuta una presenza morale e il suo silenzio un’autorità critica. Volutamente lontano dall’“attualità” dell’arte contemporanea, lontano da gruppi o movimenti, Parmiggiani ha saputo sviluppare un linguaggio, innovativo, personale e allo stesso tempo profondamente universale.
I suoi materiali sono polvere e cenere, fuoco e aria, ombra e colore, luce e pietra, vetro e acciaio, sangue e marmo..... Assemblando frammenti del mondo, campane, farfalle, libri, barche, stelle, statue, fa nascere immagini insolite che, nella loro tragica bellezza, ci sembrano stranamente familiari.
Si forma all’Istituto di Belle Arti di Modena (1958-1960). Giovanissimo frequenta Giorgio Morandi (il cui influsso sarà più etico che stilistico). La sua prima mostra si tiene nel 1965 alla libreria Feltrinelli di Bologna, dove espone calchi in gesso dipinti che l’artista definisce ‘pitture scolpite’ e che segnano quella che viene considerata la prima apparizione di un calco in gesso nella vicenda artistica delle neoavanguardie. E’ il tempo del Gruppo ’63 e dei poeti riuniti attorno a “il verri” di Luciano Anceschi ai quali Parmiggiani sarà molto vicino, contribuendo a dar vita a quel clima, proprio del periodo, di intensa collaborazione tra arti visive e poesia. Ma il rapporto fondamentale è con Emilio Villa, con il quale stabilirà un profondo e lunghissimo sodalizio. È del 1970 Atlante, con testi di Balestrini e Villa, opera che si inserisce tra i lavori di misurazione eseguiti tra il 1967 e il 1970: carte geografiche e mappamondi accartocciati, vere antitesi delle certezze del mondo fisico. Sono degli stessi anni opere che coinvolgono totalmente lo spazio, come Luce, luce, luce (1968), dove il pavimento di una galleria è cosparso di pigmento giallo che irradia una luce abbacinante, oppure i labirinti di cristalli infranti (1970), simili a città devastate da una violenta esplosione. Molte sono state le intuizioni che fin dalla metà degli anni Sessanta hanno connotato in modo del tutto originale e precursore la sua ricerca. Uno spirito radicalmente iconoclasta sottende tutto il suo lavoro. Del 1970 sono le prime Delocazioni, opere di ombre e impronte realizzate con fuoco, polvere e fumo, una radicale riflessione sul tema dell'assenza, sviluppato ancora successivamente fino a divenire linea portante di tutto il suo lavoro.
Queste opere assumeranno un carattere di fortissimo impatto visivo ed emozionale; ricordiamo le teatrali Delocazioni realizzate al Musée d'Art Moderne et Contemporain di Ginevra (1995), al Centre Pompidou di Parigi (1997), alla Promotrice delle Belle Arti di Torino (1998), al Musée Fabre di Montpellier (2002). Al Tel Aviv Museum of Art (2003). Nel 1975 l'artista progetta un'opera, impossibile da vedere nella sua totalità: Una scultura, le cui quattro parti sono collocate in altrettanti ipotetici punti cardinali sulla Terra (Italia, Egitto, Francia e Cecoslovacchia), lavoro che viene terminato nel 1991. La sua lunga storia espositiva è in piena attività con mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Negli anni ottanta è sulla scena dei grandi musei e delle committenze internazionali; nel 1992 è la personale al Pac di Milano, cui segue la lunga serie di personali all’estero dal Museum Moderner Kunst di Vienna (1987), al Museo d’Arte Moderna di Strasburgo (1987), alla Albert Totah Gallery di New York (1986), a Villa Arson di Nizza, al Palacio de Cristal di Madrid (1990). Al 1988 risale la famosa Terra (1988), una sfera con impresse le impronte delle mani dell’artista, sepolta nel chiostro del Musée des Beaux-Arts di Lione, come un piccolo pianeta, espressione della natura spirituale dell’opera, tale anche quando è invisibile e luogo di dialogo con la sua essenza.
Tra le sue numerose opere permanenti nel paesaggio ricordiamo Il bosco guarda e ascolta nel parco di Pourtalés a Strasburgo (1990) eIl faro d’Islanda, (2000), opera permanente solitaria e luminosa nel territorio più desertico dell’Islanda, innalzato in mezzo ai ghiacci .
Negli anni Novanta l’attività espositiva è intensissima. Tra gli innumerevoli interventi citiamo le mostre all’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt (1992), alla Galleria d’Arte Moderna di Praga (1993), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1997). Nel 1995 una grande retrospettiva è presentata al MAMCO di Ginevra mentre nel 1998 Gianni Vattimo cura una delle sue più importanti mostre realizzate in Italia alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. Invitato più volte alla Biennale di Venezia (1972, 1982, 1984, 1986, 1995), ha presentato le sue opere presso numerose altre prestigiose istituzioni internazionali, pubbliche e private. Jean Clair lo invita, unico artista italiano, alla grande mostra Mélancolie: Génie et folie en Occident, al Grand Palais di Parigi e alla Neue Nationalgalerie di Berlino (2005). Nel 2006 nel Teatro Farnese di Parma, l’artista realizza Teatro dell’arte e della guerra, impressionante labirinto di cristalli infranti, immagine di grandiosa bellezza e tragedia. Dopo la potente installazione Ex-voto al Museo del Louvre (2007), opera in aperto dialogo con i rilievi funerari e le sculture gotiche conservati nelle sale del museo parigino, Parmiggiani accoglie l’invito della Città di Pistoia, inaugurando la riapertura di Palazzo Fabroni con una grande mostra, Apocalypsis cum figuris, affidata alla cura di Jean Clair.
L’organico inserimento delle sue realizzazioni nello spazio di un luogo di cui l’artista legge e interpreta il senso profondo e la specifica spiritualità, trovano espressione straordinaria nell’opera inaugurale del Collège des Bernardins di Parigi (2008). Nel 2010vengono realizzate con la collaborazione della Galleria de' Foscherari la spettacolare delocazione per il Museo del 900 di Milano il grande intervento per San Giorgio in Poggiale a Bologna ,“affresco” dipinto a fuoco nelle tre specchiature dell’abside e l’imponente Campo dei Fiori al posto dell’altare maggiore. Ogni volta una sfida diversa raccolta con coerenza di intenti e i cui esiti si impongono per la loro eccezionalità. Una profondità di pensiero che non si esaurisce e che, sorretta da una chiara consapevolezza sul significato civile del fare arte oggi, si pone in continuità e in rapporto vivo con la grande tradizione della pittura italiana ed europea.
Mostre personali si contano in tutto il mondo: Tokyo, Londra,Venezia, New York, Parigi, Innsbruck, Marsiglia, Vienna, Roma, Berlino, Milano, Barcellona, Maastricht, Boston, Francoforte, Zurigo, Bruxelles.
Nella sua carriera, lungi dall'essere conclusa, si impone sempre più come una delle figure principali dell'arte italiana del secondo dopo Guerra. Inclassificabile, costeggia tanto l'arte povera quanto quella concettuale assumendo, però, una postura unica ed inimitabile nel panorama contemporaneo
Notevoli sono anche i suoi scritti, tra cui "Sangue Stella Spirito" (Actes Sud, 2000).
Della sua opera si sono occupati i maggiori critici e pensatori contemporanei: Jean Clair Jean, Luc Nancy,GeorgeDidi Huberman,ecc
Past exhibitions:







GIANNI PIACENTINO
Coazze nel 1945.
Gianni Piacentino esordisce alla metà degli anni Sessanta realizzando prototipi di veicoli con materiali industriali, sculture dalle forme geometriche essenziali realizzate in legno plastificato e verniciato e sviluppando, parallelamente, un’originale idea di pittura.
I suoi lavori sono stati ampiamente esposti in Europa fin dal 1966 in spazi pubblici quali il Palais des Beaux Arts, Brussels (Belgio), il Centro de Arte Reina Sofia, Madrid (Spagna); la Galleria d'Arte Moderna di Bologna e Palazzo delle Esposizioni a Roma; la National Galerie di Berlino, Gesellschaft für Aktuelle Kunst a Bremen e il Museum am Ostwall a Dortmund (Germania); PS1 a New York oltre a numerose gallerie private tra cui Galleria Sperone e Galleria C. Stein a Torino, Galleria Toselli a Milano, Lia Rumma a Napoli.
Nel 1977 è stato invitato a partecipare a Documenta 6, Kassel, Germania e nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia, Italia. I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti della Galleria d'Arte Moderna di Torino e del museo di Reggio Emilia, del Power Institute of Fine Arts di Sidney (Australia), della National Galerie di Berlino e del Neuen Museums Weserburg, Bremen (Germania) .
Vive e lavora a Torino
Past exhibitions:


GERMANO SARTELLI
Imola, 1925
Nella cittadina romagnola prendono avvio le sue prime sperimentazioni artistiche condotte attraverso un isolato e paziente tirocinio. Nel primo dopoguerra entra in contatto con l'ambiente artistico e culturale di Bologna. Nel 1958 espone per la prima volta nel capoluogo emiliano, al Circolo di Cultura, presentato da Maurizio Calvesi che, insieme ad Andrea Emiliani, rimarrà uno dei suoi più fedeli esegeti. Dagli anni '50 sino agli anni '80 insegna pittura nell'atelier dell'Ospedale psichiatrico "Luigi Lolli" di Imola. Nel 1954 a Roma, presso la Fondazione Besso, coordina ed organizza la prima mostra italiana di opere dei degenti dell'Ospedale psichiatrico Imolese. L'esposizione, che suscita grande interesse in campo sia artistico sia medico clinico,viene recensita con una larga eco sulla stampa nazionale.Nel 1962 gli viene conferito il premio per la scultura dal Ministero della Pubblica Istruzione e, due anni più tardi, è invitato da Maurizio Calvesi, Afro Basaldella, Lucio Fontana e Cesare Gnudi, a partecipare alla XXXII Biennale di Venezia. In questi anni tiene il suo studio-officina nella Rocca di Imola. La sua ricerca artistica, in continua evoluzione, è caratterizzata da uno specifico e costante lavoro di sperimentazione su vari materiali. Le prime sculture sono in legno e ferro, seguono dalla metà degli anni '50 in avanti, stracci, fili metallici ar-rugginiti, cicche e cartine di sigarette. Dopo il '60 è il momento di vimini, paglie, ragnatele, ciocchi. Ancora legno e ferro, lamiere e metalli dagli anni '70 in poi sino alle più recenti opere di vario formato: di piccole e grandi dimensioni. La produzione pittorica e scultorea di Saltelli è stata presentata in numerose mostre personali e in molte rassegne collettive. Si sono occupati del suo lavoro, tra gli altri: Calvesi, Emiliani, Castagnoli, Spadoni, Cerritelli, Daolio, Trento.
Past exhibitions:
Germano Sartelli - 1963
Germano Sartelli - 1969
Germano Sartelli - 1974
Germano Sartelli - 1977
Germano Sartelli - 1981
Germano Sartelli - 1989
Germano Sartelli 1991
Palinsesti - 2001
Arpe d'erba e spartiti di latta - 2004
Villa delle Rose - Bologna 2008

VEDOVAMAZZEI
Simeone Crispino e Stella Scala, meglio conosciuti come Vedovamazzei, vivono e lavorano a Milano. Artisti complessi, estremamente prolifici, che è impossibile inquadrare in un filone tematico, in una scia formale, in un unico metodo di lavoro. Il loro corpus di più di 900 opere testimonia di un lavoro continuo, sostenuto a volte da committenze straordinarie, ma anche quotidiano, di studio, scaturito dal confronto mai riposante tra le loro due menti. Le immagini che producono, dagli schizzi su carta alle installazioni gigantesche che hanno viaggiato per il mondo, hanno la forza di imprimersi nella retina dei fruitori molto più a fondo. Rifuggendo parimenti la purezza di forma e contenuto ma anche il puro scatto d’intelligenza, il ghigno tristo della trovata, i Vedovamazzei usano l’ironia in modo carnale, presentando i propri riflessi corporei, esponendo tutto il fuori misura che li contraddistingue, affrontando temi universali senza arretrare di un passo.
Di recente Vedovamazzei ha presentato mostre: Da io a noi Palazzo del Quirinale di Roma, ALT arte contemporanea sul Palatino 2017, Fuori Uso 2016, “Horizontal" Casa Italia Rio 2016, Brasile, "Inauguration of the new works of art in the Troubleyn/Laboratorium"Antwerpen, Belgio,2016, Ten More Ten #9 vedovamazzei "Next to normal” Galleria Umberto Di Marino Napoli. 2015 "UN united nothing"Certosa di S. Giacomo, Capri, 2015, "The end of a work never made", (“Non Basta ricordare”) a cura di Hou Hanru three days performance at Maxxi Museum Rome, 2014, Istituto Italiano di Cultura Madrid e alla Galleria Fucares, Madrid: "No Necestitas Suerte”, Biennale Dublin Contemporary, 2011, “One too many" 15years later” A Palazzo. Brescia, vedovamazzei Le Temple Parigi, Magazzino d'Arte Moderna Roma(2010), “11 dicembre 2008”, Di Marino Arte Contemporanea, Napoli, Dicembre.2018 Public At Projects Art 38 Basilea 2007; Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina Napoli (2006), Percymiller gallery Londra (2005), Praz-Delavallade Parigi (2005), “3 Räume 3 Flüsse” Hann Münden 2000 .
Alcune loro opere sono state esposte come parte di Liberi tutti! Arte e società in Italia 1989-2001.,Museo Ettore Fico, Torino, 2015, The wolf and the tiger, Palazzo della Permanente Milano 2015,"The home of your dreams” Bratislava 2015, Arte alle Corti, Torino,2015, "Towards which planet?"Canal/05 Art Agallery, Bruxelles, Belgium, 2014, "Non Basta Ricordare, collezione Maxxi” a cura di Hou Hanru. "La lettura. Cento copertine d'autore"Milano 2013, Exquisite Corpse, Galerie Georges-Philippe et Nathalie Vallois, Paris, "Intorno al Libro", Museo Poldi Pezzoli,Milano, 2012."Lady Dior As Seen By" Triennale di Milano."Cara domani. Opere dalla Collezione Ernesto Esposito*. MAMbo, Bologna, 2012. "Una magnifica ossessione" MART di Rovereto, 2012 , “Sideshow” al Dormitorio pubblico Ugo Mulas 1954 Campoli Presti Gallery Parigi, “Neon – la materia luminosa dell’arte” MACRO Roma, “REBUS” Simon Lee Gallery Londra, FRAC Languedoc-Roussilon Montpellier (2008), “Fit to Print: Printed Media In Recent Collage” al Gagosian Gallery New York (2007), “Isobar” al Fieldgate Gallery, Londra (2007), “Ironia Domestica” al MUSEION Bolzano (2007) e “At the Outskirts of Humour” the 22nd Hamburg International Short Film Festival, Amburgo (2006) Kwanjiu Biennal, Biennale di Venezia “Campo”, 1995. Biennale 3 Montrèal 2002; MaXXI Roma, S.M.A.K Gent 2000.


GILBERTO ZORIO
Andorno Micca, 1944
Si forma all'Accademia Albertina di Torino.
Dal 1967 si attesta come uno dei primi esponenti dell'arte povera. Nel 1968 partecipa alla mostra Arte Povera curata da Germano Celant presso la Galleria de' Foscherari di Bologna. La sua prima personale è del 1969 a Parigi presso la Galleria Ileana Sonnabend, nel 1973 espone presso la Galleria Gian Enzo Sperone, nello stesso anno partecipa alla decima Quadriennale di Roma. Kunstmuseum di Lucerna nel 1976. Stedelijk Museum di Amsterdam 1979. Partecipa alle Biennali di Venezia del 1978, 1980 nel 1986 sempre alla Biennale di Venezia con una sala personale. Dokumenta IX di Kassel nel 1992. Numerose sono state le esposizioni monografiche di cui è stato oggetto, tra cui quella al Centre Georges Pompidou (1986), al Museo dell'arte di Tel Aviv (1987), alle università di Filadelfia (1988) e di Berkeley (1992). Nel 2000 Galerie Guy Bärtschi, Ginevra, nel 2001 Dia Art Foundation, New York, Tate Modern, Londra, nel 2002 Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; Walker Art Center Minneapolis MN; Museum of Contemporary Art Sydney NSW; Moca the Geffen Contemporary Los Angeles. Nel 2005 ZKM Museum für Neue Kunst & Medienmuseum, Karlsruhe, Fondazione Arnaldo Pomodoro Milano, sempre nel 2005 alla Kunst- und Ausstellungshalle der Bundesrepubilk Deutschland Bonn. Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972 Tate Modern, London. Nel 2013 partecipa alla LV Biennale di Venezia.
Elementi ricorrenti delle sue opere sono le stelle, le lance, le pelli di animale. Filo incandescente (1970), giavellotto (1971), raggio laser (1975) sono i vettori d'energia che costruiscono di volta in volta la forma stellare. Alambicchi di vetro costituiscono alchemici processi di trasformazione. Non c'è però mai metafora, il rimando a qualcos'altro, a Zorio dell'immagine interessa la forza, non il valore simbolico, dei materiali, anche i più comuni, la possibilità di combinazione che genera positive conflittualità ed energetiche tensioni.
Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private :
Guggenheim Museum, New York City; Castello di Rivoli Museum of Contemporary Art, Torino, Italy; Dia: Chelsea, New York City; GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Trento, Italy; Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Museum of Contemporary Art, Sydney, Australia; S.M.A.K. (Stedelijk Museum voor Actuele Kunst), Ghent, Belgium.
Past exhibitions:
Calzolari Piacentino Zorio - 2011
Le opere oscillano e fluidificano da un secolo al successivo 2016



